GLI STEMMI DI PALAZZO VECCHIO


Se da piazza della Signoria in pieno centro fiorentino si rivolge lo sguardo all’omonimo Palazzo, è possibile immediatamente notare che in alto sulla facciata, appena sotto i beccatelli, sono presenti degli stemmi. Questi sono in numero di 9 e una volta terminata la sequenza si ripetono in ordine; risalgono all’epoca medievale, più in particolare al 1343, e sono il risultato di alcuni dei principali avvenimenti storici vissuti dalla città di Firenze.


In ordine sono:

  • - croce rossa in campo bianco
  • - giglio rosso in campo bianco
  • - scudo bipartito per lungo in bianco e rosso
  • - due chiavi dorate poste a X su fondo rosso
  • - scudo azzurro con su scritto a caratteri dorati Libertas
  • - un’aquila rossa in campo bianco con un piccolo giglio d’oro sulla testa e che con gli artigli stringe un drago
  • - giglio bianco in campo rosso
  • - gigli dorati in campo azzurro e un rastrello rosso sulla parte superiore
  • - scudo bipartito per lungo in strisce orizzontali gialle e nere, e dall’altra parte gigli dorati in campo azzurro.

Il primo stemma è la croce di popolo o bandiera del popolo, risale al 1250 quando viene creata la figura del Capitano del Popolo, un uomo che all’interno del governo cittadino rappresentasse il popolo in contrapposizione al Podestà, esponente, invece, della classe nobile. Naturalmente per popolo non viene inteso lo strato più basso e povero della società di allora, ma il ceto medio costituito da membri delle Arti, banchieri, mercanti e così via. Giovanni Villani (1276-1348), storico fiorentino, dice che questo simbolo era riportato sul Gonfalone del Capitano del Popolo. Sembra, però, che tale vessillo sia stato poi assegnato dallo stesso Capitano del Popolo a una nuova figura nata nel 1292 che è il Gonfaloniere di Giustizia, carica assegnata per la prima volta a Baldo Ruffoli. Risulta che pure questo stemma venisse portato in battaglia con il carroccio fiorentino assieme ad altri vessilli tutti relativi la città di Firenze.

Il giglio è il simbolo della città di Firenze, in realtà molto incerte sono le sue origini e quindi ciò che si possiede oggi sono soprattutto teorie. Una di queste sostiene che tale fiore rappresenti l’iris che, soprattutto in passato, cresceva numeroso nei dintorni della città. Una seconda teoria invece risale a quando i Romani fondarono la colonia di Florentia nel 59 a.C., avvenimento che coincise con le celebrazioni per l’avvento della primavera, che consistevano in festeggiamenti in onore della dea Flora (Ludi Florales o Floralia – giochi e competizioni pubbliche). In origine il simbolo della città era il giglio bianco in campo rosso fino a che, nel XIII secolo, il giglio venne preso a simbolo anche dalle due principali fazioni politiche che si fronteggiavano per ottenere il controllo del governo cittadino: i guelfi, filopapali e i ghibellini, filoimperiali. Questi ultimi usarono come vessillo il giglio bianco in campo rosso, mentre i primi mantennero la stessa icona ma ribaltandone i colori, ovvero giglio rosso in campo bianco. Nel 1266 nella battaglia di Benevento le truppe guelfe di Carlo d’Angiò sconfissero quelle ghibelline di Manfredi di Sicilia e questo sancì anche a Firenze un predominio totale della fazione guelfa su quella avversaria, così che da quel momento il giglio rosso in campo bianco divennero i colori adottati dalla città di Firenze.

Lo scudo bipartito per lungo in bianco e rosso sancisce l’alleanza tra la città di Firenze e quella poco distante di Fiesole, dopo che questa venne conquistata dalla prima nel 1010 o più probabilmente nel 1125. Lo stemma nasce dall’unione delle bandiere delle due città, togliendo però da entrambe il simbolo centrale: il giglio bianco nel caso di Firenze, e la mezza luna crescente azzurra sovrastata da una stella rossa a otto punte nel caso di Fiesole. Rimane così per entrambe solo il fondo rosso per le prima, bianco per la seconda, accostati l’uno all’altro per verticale.

Le due chiavi d’oro su fondo rosso sono l’emblema del papato, ripreso anche dalla città di Firenze dopo la vittoria dei guelfi, poiché di schieramento filopapale.

La parola Libertas fu il motto adottato dai Priori delle Arti. Questi nacquero come rappresentanti delle Arti, ovvero le principali corporazioni commerciali e industriali, ma dal 1282 divennero anche i capi del comune di Firenze; sono gli stessi che successivamente vennero chiamati Signori e che quindi fecero di Firenze una Signoria.

Lo scudo con un’aquila rossa in campo bianco con un piccolo giglio d’oro sulla testa e che con gli artigli stringe un drago, viene concessa dal papa Clemente IV alla fazione di parte guelfa, poiché questa si era recata fino a Benevento, nella battaglia del 1266, in aiuto alle truppe pontificie guidate da Carlo d’Angiò contro le truppe imperiali di Manfredi di Sicilia.

I gigli dorati in campo azzurro e un rastrello rosso sulla parte superiore, si riferiscono a Carlo d’Angiò a cui viene affidato il governo fiorentino dopo la battaglia di Benevento per circa una decina di anni. I gigli infatti sono il simbolo adottato dal Re di Francia e il rastrello veniva dato ai secondogeniti del Regno.

Infine l’ultimo scudo bipartito per lungo in strisce orizzontali gialle e nere e dell’altra parte gigli dorati in campo azzurro, apparteneva al Re Roberto, figlio del suddetto Carlo d’Angiò, a cui per cinque anni, dal 1313, venne concessa la Signoria di Firenze per proteggere la città dalle minacce dell’Imperatore Enrico. Alcuni, però, sostengono che questo scudo invece si riferisca a Carlo Duca di Calabria, figlio del Re Roberto, a cui fu dato il governo della città di Firenze per dieci anni dal 1325.