23 Maggio: La Fiorita


Ogni 23 maggio a Firenze si festeggia la “Fiorita” in memoria della morte di Girolamo Savonarola, avvenuta nel 1498, un frate che scombussolò la città dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, creando terrore e “condannando” i fiorentini per i loro gusti lussuosi, per la loro “venerazione” verso altre religioni e per la loro arte pagana.


Ma chi era questo personaggio e cosa accadde esattamente?

Nato a Ferrara da una famiglia di origini nobili il 21 settembre 1452, Savonarola da piccolo fu orientato agli studi di Medicina che ben presto lasciò per diventare frate domenicano.

Nel 1482 arrivò a Firenze, chiamato dallo stesso Lorenzo il Magnifico, che fu attratto dalla sua fama di grande oratore e consigliato di fare questo dai suoi uomini di fiducia, ed entrò nel convento di San Marco. Savonarola conquistò i fiorentini con le sue prediche appassionate e ben presto si guadagnò un importante gruppo di seguaci. Questi si organizzarono nella setta penitenziale dei “Piagnoni”, così chiamata per le lacrime versate durante i sermoni di Savonarola e legata anche al nome della campana del convento di San Marco, la Piagnona, che suonerà ininterrottamente chiedendo aiuto quando gli “Arrabbiati” assaliranno il convento per catturare il frate. Fustigatore della corruzione e della decadenza della Chiesa, predicava la penitenza come sola via di salvezza. Contrario a ogni lusso, che riteneva fonte di depravazione, faceva processare chiunque giudicasse dissoluto, organizzando i cosiddetti “falò delle vanità”, cioè roghi di opere d’arte, libri, strumenti musicali e altro.

Il suo potere crebbe dopo la morte del Magnifico e con la cacciata dei Medici da Firenze. Approfittando di un momento di perplessità, e del grande vuoto che il più illuminato dei Medici aveva lasciato ai suoi concittadini, Savonarola continuò le sue prediche sulla fine del mondo, e si occupò di riformare il governo fiorentino, per esempio introdusse il Gran Consiglio, formato da 1500 membri, per i quali fu costruito il famoso Salone dei Cinquecento nel Palazzo Vecchio, perché essi dovevano riunirsi 500 alla volta (per la sua complessità questo organo non funzionò mai). Nei falò delle vanità, svoltisi in Piazza della Signoria (davanti all’odierna Fontana di Nettuno), Savonarola invitava i fiorentini a bruciare i loro beni lussuosi, pagani ed eretici. Così, confusi e presi dal panico, molti artisti diventarono suoi seguaci e bruciarono alcuni dei loro dipinti: il più famoso fu Sandro Botticelli, la cui arte infatti cambierà in modo radicale a partire da quel momento. In questo modo lui voleva far diventare Firenze una città libera dal peccato, una nuova Gerusalemme, e a questo scopo creò una Repubblica Teocratica. Nonostante il gran numero di “Piagnoni”, non tutti i fiorentini diventarono seguaci del Savonarola e così, il gruppo creatosi in opposizione al frate e sostenitore dei Medici, venne chiamato dei “Palleschi” (legato allo stemma mediceo con le palle) o degli “Arrabbiati”. Questa Firenze purificata Savonarola la contrappone alla Roma corrotta del papa peccatore Alessandro VI, Rodrigo Borgia. Il papa proibisce a Savonarola di continuare le sue prediche e considera le sue delle false profezie. Lo invita inoltre a presentarsi in Vaticano, cosa che il frate si rifiuta di fare. Alla fine venne ufficialmente scomunicato da Papa Alessandro VI nel 1497 per eresia, e catturato l’anno dopo dal popolo fiorentino, anch’esso scomunicato se il frate non fosse stato arrestato e processato per eresia. Così il popolo assaltò il convento di San Marco e Savonarola fu catturato, rinchiuso nell’Alberghetto (cella situata nella torre di Palazzo Vecchio) dove venne torturato e infine il 23 maggio del 1498, impiccato ed arso su un rogo in Piazza della Signoria, nello stesso posto dove lui aveva organizzato i suoi falò delle vanità.

In questa stessa piazza tutto ciò viene ancora oggi ricordato con una lapide circolare di marmo con un’iscrizione. Temendo l’apparizione di reliquie e volendo evitare la loro venerazione, il suo corpo fu poi arso e gettato in Arno in modo che non rimanesse nulla da idoleggiare.

Dopo l’esecuzione, durante la notte (oppure la mattina seguente secondo altre versioni), i seguaci del Savonarola riempirono il luogo della sua morte (quindi la piazza) di fiori in sua memoria. Nacque così questa manifestazione spontanea chiamata “pietosa” e che diventerà “La Fiorita”.

Il 23 maggio di ogni anno in Palazzo Vecchio, viene celebrata la Santa Messa nella Cappella dei Priori. Le autorità comunali, civili e religiose, in corteo, scendono in Piazza della Signoria e dopo la commemorazione ufficiale, sulla lapide, nel punto dove fu impiccato e arso il frate si depongono fiori e si spargono petali di rose. A seguire, il corteo della Repubblica Fiorentina si reca fino al Ponte Vecchio dove vengono gettati fiori in Arno.

Un predicatore che divise la città in due fazioni (anche se questo non era cosa nuova nella storia di Firenze), che seminò il terrore, la vergogna e il caos, ma che comunque, più di 500 anni dopo, continua ad essere ricordato con una commemorazione… non sarà che si può ancora parlare di “Piagnoni” e “Palleschi” in città???